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      Un'abitazione qualunque di api è chiamata alveare.
      Tutti i lavori sociali sono eseguiti dalle operaie. I fuchi e la regina non hanno altro ufficio all'infuori di quello che si attiene alla riproduzione.
      Alloraquando le api di un alveare sono cresciute troppo in numero, se ne separa una parte, conosciuta sotto il nome di sciame che va a formare una nuova società. Lo sciame consta della regina accompagnata da un gran numero di operaie e da vari maschi. Tutto questo popolo d'api abbandona l'alveare tra le 10 ore del mattino e le 3 ore del pomeriggio, e per alcuni minuti gira confusamente nell'aria con un ronzio di allegrezza; poi si sospende in forma di grappolo a qualche oggetto, e più spesso ad un ramo di albero per entrare poi in una nuova abitazione. Non appena una colonia di api ha preso possesso o di un'arnia, o di un'abitazione qualsiasi, comincia a ridurla abitabile, e le prime api che entrano aggrappansi in alto, e alle zampe di esse attaccansi le seconde, e a queste le altre, e così di seguito formando più catene, le quali disegnano il sito e la forma che riceveranno i favi, cioè quelle mirabili costruzioni di cera somiglianti a focaccie, e ai di cui lati si osservano tanti regolarissimi alveoli chiamati celle. Il raggruppamento serve alle api per sviluppare il calore necessario a secernere la cera. State così qualche tempo, le une intraprendono la costruzione dei favi, altre puliscono le arnie se vi fossero immondizie, levano tutte le bricciole di legno sporgenti dalle pareti, oppure, nel caso che avessero scelto una naturale abitazione, levano la terra e le erbe che per avventura si potrebbero trovare.


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I costumi delle api
di Paolo Bonizzi
Treves Milano
1871 pagine 23