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      L'ape fa di ciascuna laminetta un'oblunga pallottolina la quale attacca al sito dove costruisce il favo, e così continua infino a che abbia posto in opera tutte le laminette che trasuda. Non solo le api che secernono la cera, ma anche le altre che stanno intorno si occupano a costruire i favi, togliendo le laminette dalle anella di quelle che le trasudano.
     
      [vedi tavola]
     
      Laddove il favo incomincia si vede una piccola sporgenza che s'ingrandisce fino ad arrivare a 10 millimetri di altezza, 5 di larghezza e 3 di grossezza; allora una operaia vi scava uno spazio sferico, e quasi allo stesso momento due altre fanno la medesima operazione dal lato opposto, e così scavando assottigliano le pareti e riducono la cavità a forma piramidale le cui facce sono tre rombi. Queste cavità costituiscono il fondo di ciascun alveolo o cella. La cera che risparmiano da questo lavoro è deposta sugli orli, e serve in gran parte a costruire le pareti laterali delle celle. In tal modo le api costruiscono prima il tramezzo o parete mediana come dissi sopra.
      Ultimati i fondi, elevano i sei trapezi che formar debbono le pareti laterali delle celle. Queste celle risulteranno altrettanti prismi esagonali, però troncati da una parte da tre rombi. In ciascuno di essi prismi la base anteriormente, cioè l'ingresso della cella, è un esagono regolare, e posteriormente il fondo è troncato in modo, da terminare con i tre rombi anzidetti. Il prolungamento delle pareti laterali delle celle è fatto contemporaneamente da una parte e dall'altra del favo il quale raggiunge la grossezza di 25 millimetri circa.


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I costumi delle api
di Paolo Bonizzi
Treves Milano
1871 pagine 23