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      L'ape che ne va in cerca si poggia su di un fiore, si spinge entro al calice, e scuotendo gli stami, stacca da essi il polline, il quale si appiccica fra i peli che coprono il suo corpo; si ritira un po' all'infuori, e colle zampe davanti comincia a spazzolarsi il capo, e riunitone alquanto, lo inumidisce onde impastarlo e formare due pallottoline che spinge tra i peli delle zampe mediane colle quali spazza l'altro polline che è sparso pel torace e lo fa aderire alle pallottoline di già incominciate. Col terzo paio di zampine riunisce il restante polline sparso al di sotto e al di sopra del ventre e delle ali, alle pallottoline. Il terzo paio è fornito di un ciuffetto di peli a guisa di spazzola, e di una cavità denominata cestella o bacinetto in cui l'ape con parecchi colpi vibrati passa le pallottoline di polline. L'ape fa questa operazione assai rapidamente, e la ripete finchè il carico sia abbastanza pesante, e finchè non trovi più di che accrescerlo. Giunta all'alveare deposita le pallottoline in una cella per lo più d'operaia appuntando ai margini di essa le zampe anteriori, poi v'introduce le posteriori e colle medie spinge le pallottoline nella cella, indi mediante il capo fortemente le comprime unendovi all'uopo un po' di miele.
      Le api raccolgono il miele ed il polline sopra fiori della stessa specie per non perdere l'equilibrio, essendochè le pallottoline non solo hanno uno stesso colore, ma sono anche esattamente dello stesso peso.
      Un'altra raccolta assai necessaria alle api è l'acqua per sciogliere il miele cristallizzato, per preparare il cibo alle covate, e per soddisfare alla sete; se ne provvedono alle sponde dei ruscelli, fonti, e laghi, e nelle foglie delle piante cariche di rugiada o di pioggia.


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I costumi delle api
di Paolo Bonizzi
Treves Milano
1871 pagine 23