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      Un'arnia non ha che un'apertura, cioè quella d'ingresso; non sarebbe sufficientemente ventilata se le api in qualche maniera non vi provvedessero. Vibrano esse rapidamente le ali in modo, che l'aria interna viene di subito messa in movimento, e si stabilisce così una corrente d'aria viziata che va, mentre un'altra d'aria sana entra per la porticina stessa. Tosto che le une sono stanche di produrre questo movimento, ne subentrano delle altre, e così non viene mai interrotto il ronzio che si sente in un'arnia ben regolata.
      Si è creduto da taluni che le api si suddividano il lavoro, e così vi siano le api ceraiuole, le motrici, le sentinelle, le ventilatrici, le raccoglitrici, ecc., ma è provato che la stessa ape, secondo l'età ed il bisogno del momento, si assume diversi uffici. Le api giovani si dedicano ai lavori interni fino al diciasettesimo giorno, e talora fino al diciannovesimo dopo la loro nascita, poscia cominciano a raccogliere. Bello è osservare le operaie più vecchie esaminare con tutta cura le api giovani che escono dalle celle per assicurarsi che non abbiano difetti (altrimenti se ne hanno sono messe a morte) e vengono pure visitate quando escono per la prima volta dall'alveare onde prepararle al loro primo volo.
      L'instancabile operosità delle api non ha tregua che nell'autunno e nell'inverno. Durante la rigida stagione sono costrette a starsene ammucchiate fra i favi per mantenere una temperatura di 8 gradi. Esse si muovono lentamente per cibarsi del miele e del polline raccolto alla buona stagione.


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I costumi delle api
di Paolo Bonizzi
Treves Milano
1871 pagine 23