Coteste immense e diversissime letture non giovarono poco a sviluppare la naturale sua virtù e fornirgli in parte quella grande varietà e splendore di forme e ricchezza di tavolozza ch'egli sfoggiò più tardi in ciascheduna delle opere sue. E anche, per il modo con cui le fece bevendo, se corre il vocabolo, e ribevendo l'uno su l'altro e senza molto ordine i libri avuti dal padre, spiegano quel certo «impasto di appassionato e di fantastico, di fidente e di scettico, di dommatico e di analitico, di pauroso e di intrepido, di lusso orientale d'immagini e di formole severe di raziocinio, di esitanza e di impeto, di scoraggiamento e di forza convulsa, e di altre moltissime qualità non contrarianti, ma in antitesi fra loro che hanno colorati i fantasmi usciti dal suo cervello.» Certo il genere stesso delle cose che egli prendeva a descrivere e dipignere ne' suoi libri e l'indole della poesia immensa e varia che gli ribolliva nel cuore e nella mente gli somministrarono le squisite e svariatissime forme; ma furono i modi sopraccennati, come a dire, di varia ragione gemme ch'egli seppe opportunamente incastonare in un anello di foggia tutta sua, a renderlo più brillante e fra gli altri singolare.
Educatore e maestro un giorno non ebbe più che sè stesso. Erasi venuti, per diverso sentire circa un fitto delle terre, a contesa di parole in famiglia; cocciuto il padre e cocciuto anche più di lui il figliuolo, non ci fu modo che l'uno cedesse all'altro. Minacciato, il giovinetto uscì di casa, stranamente deliberato di non rientrarvi più. Ma consumati in un giorno que' pochissimi soldi che aveva seco, e trovatosi la domane al verde e bisognoso d'ajuto, se ne procacciò insegnando a giovani più adulti di lui, rivedendo stampe e traducendo da lingue straniere; perocchè, pure in quell'età piuttosto prossima che superiore alla adolescenza, era dotto di quattro letterature.
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