Consueto cómpito suo di poeta cittadino che ben vale, se forse non supera, la speculazione del filosofo.
Ma quinci, per lo appunto, si spiega perchč l'aneddoto o, per dirla con altre parole, la esposizione drammatica della Battaglia di Benevento, non essendo pių che il pretesto del libro concepito dall'autore, non proceda una nč uniforme sempre, anzi nč tampoco intimamente legata e connessa in tutte le sue parti; ma piuttosto passi di episodio in episodio, dai quali resta chiarito assai meno il concetto generale ed uno a cui s'č ispirato il Guerrazzi, che nol siano i personaggi e i fatti speciali ritratti nella sua tela; quasi parrebbe che l'unitā, che č, certo, nella mente dello scrittore, venga meno nella esposizione dell'opera sua. La potenza inventrice riesce straordinaria, soverchia: l'arte apparentemente fa difetto. Questa perō comparisce mirabile, perfetta nello sviluppo e nel colorito dei particolari, pitture stupende quali solamente pochissimi, per non dire egli solo, hanno virtų di fare fra noi; un po' meno, per dire il vero, in certe digressioni intrecciate, massime sul cominciare d'alcuni capitoli, alla storia in modo nuovo narrata di fatti parecchi dai quali il romanzo piglia vita; digressioni di ogni maniera, talora un po' lunghe, un po' fuori di mano. E nondimanco sono piene di calore, riboccanti, splendide di poesia; di una poesia dove la estesissima e varia ispirazione del genio, d'una in altra maniera di pensieri e di affetti, di musica, per cosė dire, dell'anima con volo non interrotto trapassa e pare susciti, con l'universo, l'universo.
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Battaglia Benevento Guerrazzi
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