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      Del rimanente, lo stesso Guerrazzi confessa non essere per nulla naturale alla età in cui scrisse la Battaglia di Benevento certo sgomento e certo alito di dubbio che «fra tutti i tristi peccati pessimo» ne traspira; e schiettamente ammonisce i suoi fratelli d'arte lo scetticismo prematuro e la disperazione in gioventù, pure ostentati, spezzare le corde della nostra lira, che vive solo di fede e di speranza. Sgomento e scetticismo esiziali per intelletti e cuori di minor gagliardia, sono temperati e, per poco io non direi, compensati in lui da una rara virtù di sdegni magnanimi, da nobili affetti onde alto si leva sopra le passioni del volgo degli uomini, da ispirazioni che deriva da tutto ciò che sappia di bello, di grande, di generoso, da dolori sublimi per la infelicità della sua patria e desiderii operosi della sua redenzione e della sua gloria. Chi vorrà studiare coscienziosamente e senza pregiudizio la Battaglia di Benevento nello insieme e nei particolari, nel racconto e nelle descrizioni, nelle sentenze e nelle persone, così quando dubita come quando afferma, in ciò che dice al presente e in ciò che accenna all'avvenire, ci darà, speriamo, ragione.
      Di quello sgomento o di quel dubbio ostentati de' quali si disse di corto Guerrazzi stesso in parte non piccola accagiona il culto che professava e professa ancora a Giorgio Byron. Invero vi fu, non saprei se amico o nemico, chi si permise chiamarlo Byron a freddo; e altri, che pur gli voleva bene, del grande Inglese lo celebrava discepolo che cammina a pari passo col maestro e qualche volta lo avanza.


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Biografia e rivista critica delle opere di F.D. Guerrazzi
di Ferdinando Bosio
1869 pagine 96

   





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