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      Ma all'uomo fecero per avventura i concittadini, i compaesani e i fratelli di fede quelle accoglienze oneste e liete che egli aspettavasi e meritava? E dello scrittore reputarono utili al bene comune e volentieri accettarono in tutto od in parte le idee e le novissime proposte? Pur troppo la fortuna e gli uomini gli si mostrarono, il più delle volte, sfavorevoli o nemici; la prima, seminandogli di cadaveri cari il cammino di sua vita, onde egli stesso confessa parergli passeggiare nella via dei sepolcri a Pompei; i secondi, tenendo chiuse le braccia che egli confidava vedersi aprire da tutti, massime dopo il ritorno da luoghi di orribile dolore, fisico e morale, fortemente sostenuto nel nome e per la fede della libertà e della patria, causa santissima non pure sua, ma di tutti; e torcendo sovente a mal senso i suoi affetti, i pensieri e le gesta, od anche per gretti e tristi e non fondati sospetti mandandogli a rovina, con arti subdole sempre e tal fiata inique, magnanime opere pensate e cominciate da lui. Delle persecuzioni sbirresche o simili non parlo. Compenso a ogni cosa grandissimo, e tuttavia non ancora bastevole ad un'anima innamorata della sua Italia, la stima di illustri forestieri che si facevano gara e vanto toccare ne' lor viaggi Livorno a stringergli la mano.
      Ora vengo allo scrittore. Appunto in quel torno di tempo, mentre l'Assedio di Firenze riscaldava nella gioventù l'impetuoso sangue italiano, in taluni di noi, per avventura infiacchiti da politiche delusioni e tormenti e da un genere di lotta che oramai compariva ai loro occhi destituito da ogni speranza di vittoria, rampollò il desiderio di tentare altri mezzi men pericolosi e più sicuri e soprattutto, a loro credere, più adatti degli accesi scritti e degli arditi disegni guerrazziani al floscio carattere degli uomini e dei tempi d'allora.


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Biografia e rivista critica delle opere di F.D. Guerrazzi
di Ferdinando Bosio
1869 pagine 96

   





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