Per la parte drammatica del racconto, mando il lettore al libro del Guerrazzi; che se volessi pure restringerlo in compendio, ciò non si potrebbe fare da chicchessia. Invero, sebbene apparisca grandissima la bellezza dello insieme, la bellezza maggiore sta nei particolari; e tralasciarne un solo, sarebbe come scastonare fulgidissima gemma di regale corona. L'arte dello scrivere, la quale vediamo in tutte le opere sue straordinaria, qui tocca i confini del meraviglioso; nuovi modi e caratteri, e dramma nuovo, con scene non più trattate di passione terribile; e una ricchezza, una profusione di colorito, a tinte cupissime tutte e pur sempre diverse, con sprazzi di luce fulminea che vi attraggono, vi soggiogano, vi affascinano, vi mettono in tumulto la mente, il cuore in orgasmo; cacciano confusi sulle vostre labbra il fremito e il ghigno, il grido del dolore e l'urlo della disperazione. Per tutto il libro è un'ira, un'angoscia, a ogni pagina, frase e parola; il coraggio vi manca a proseguire e siete inchiodati a leggere; rapiti d'una in altra per nuove altrettanto feroci che gravi e sempre nuove commozioni, non avete tampoco il tempo e la facoltà di pensare, ma siete da una sovrumana virtù di genio trascinati vostro malgrado, pieni gli occhi di lagrime e di sangue, a maledire un sistema che, giusta il Guerrazzi, si avvisava fare degli uomini e invece, già fatti, riusciva ad evirarli; che il più delle volte porgeva occasione, non alla beneficenza di mostrarsi, ma alla ipocrisia di comparire; che alzava un piedestallo di gloria a tali che meritavano un abisso d'infamia; e poneva come guida al bene, sulla strada delle città e dei popoli, chi al bene era contrario, era ostacolo insormontabile.
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