Isabella de' Medici, sorella di Pietro, di Francesco, di Ferdinando, per consiglio del secondo, col consenso degli altri due, alla sua volta è strangolata dal cognato loro e marito di lei, Don Paolo Giordano Orsini. Perchè? Abbandonata dal marito recatosi a lunga dimora fuori di Firenze in custodia al cugino Troilo, fu colpevole di tradita fede conjugale e di amore per colui d'onde, meglio che da ogni altro, avrebbe dovuto essere guardata e guardarsi.
Non giova qui i rimorsi della Isabella confrontare coi terrori di Caterina Canacci nella Veronica Cybo, descrizioni e pitture di mirabile, comechè paurosa, artistica bellezza che valgono i più filosofici trattati di morale; nè ricercare se entrambe le due infelicissime donne potessero dai pietosi essere compatite in grazia della passione che improvvisa e terribile ci soverchia nè lascia modo o tempo da provvedere e resistere. La risposta, dove si volesse, già l'avremmo in Guerrazzi; il quale in uno di questi suoi due libri afferma non inebbriare mai il primo sorso, e potere, chi vuole, deporre la tazza e dire: basta. Io farò osservazione più generale dicendo che per quelli (e sono pur molti!) cui traggo a peccare anzi spensierataggine e debolezza che malizia bassa e rea, i due racconti della Isabella e della Veronica produrranno, se io non erro, questo effetto; che a infiacchirne l'anima e il braccio e conturbarne di non caste immagini il pensiero, tanto da renderli inetti a giovare la patria, potrà contribuire ogni altro peccato, ma non più l'adulterio: tanta è la maestria, tanta la efficacia dello scrittore!
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