Aggiugnerei io: e rifare gli Italiani così di cuore e di braccio gagliardi da bastar essi alla generosa e difficile impresa. A questo fine, come in parte abbiamo già visto, vorrebbe allontanarli da ogni cosa e da ogni studio onde potesse in loro derivar debolezza. Egli invoca una gioventù feroce - Indomita, superba e d'una madre - ritemprata, per così dire, nelle barbarie, cioè in una educazione tutta a rovescio delle mollezze che facevano, anni sono, e fanno ancora in più di un luogo, molta parte della educazione moderna. In queste idee, delle quali fa chiara e ampia professione massime nella introduzione ai Nuovi Tartufi e nello scritto su Amelia Calani, Guerrazzi va fino alla esagerazione di bandire la croce alle arti belle, che egli riprova ed accusa come pretesto di viltà e stromento di corruzione a molti. Il male che ne dice in più di un luogo, e massime nello Scrittore italiano e nel Pasquale Paoli, tacerò.
Noterò, invece, come, pure accusandole, molto le amasse e le ami. Ciò dimostra in certe sue Illustrazioni sopra tavole e statue di Giotto, di Massaccio, del Ghirlandajo, del Buonarroti, del Gazzarrini, del Demi, le quali è a dolersi che siano poche; perciocchè se elleno si versassero sopra un maggior numero di opere artistiche e degli autori loro, e, pogniamo, su tutta una scuola di artisti, ci avrebbe dato di un siffatto genere di critica e di storia dell'arte, tale un modello che si eclisserebbero davanti a lui i lodati Vasari, Lanzi, Rosini, Cicognara e simiglievoli, non conoscendo io nè fra i passati nè fra i presenti in Italia e fuori chi possa avanzarlo.
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