E, certo, la legge umana non dovea vedere che una donna assassina e un uomo assassinato; che l'uccisore fosse un cuore innocente e un'anima reproba l'ucciso, toccava vederlo alla legge di Dio; ma l'interprete della legge divina quaggiù non seppe, non volle, non dovette parlare per non contraddire all'esecutor della umana; il sacerdote tacque per non mancare al principe.
Ma chi non vede come sia naturalmente viziato e logicamente falso cotesto mostruoso e forzato connubio di due potenze sostanzialmente disgiunte di caratteri, di mezzi, di fine, che non possono durare insieme se non a patto di cedere l'una all'altra, di sopraffarsi a vicenda? Una contraddizione che vuol vestire sembianza di conciliazione comparisce quello che veramente è: un assurdo. Ovvero tu incontri il dualismo per cui la parte del principe va distinta dalla parte del sacerdote, e questa da quella; e le due forze avvenendo così nell'ordine morale come nel fisico che si contrabilancino e si neutralizzino, eccole condannate alla immobilità; l'immobilità è la morte. Ovvero l'una quale siasi delle due acquista sopravvento su l'altra; e allora ossia il sacerdote uccide il principe, ossia il principe uccide il sacerdote. In ambi i casi trionfa il cimitero, mentre l'Italia, il mondo hanno necessità di vita, e solerte ed operosa, di un principio unico che animi e fecondi. Utilissimo un libro il quale con quel garbo e quelle forme che meglio sappiano insinuarsi negli animi anco più riluttanti propaghi coteste idee, non in nome della nazionalità nostra al disopra della quale gli stranieri costumano collocare Papa e Papato, ma in quello della verità e della morale, di un principio regolatore della legge umana e interprete della divina.
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Dio Italia Papa Papato
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