Seguono le monografie di Sampiero Corso e di Francesco Burlamacchi. Sampiero, comechč, supremo comandante degli Italiani al soldo di Francia sotto Francesco I, fortissime cose abbia operate nella penisola e sia stato strenuissimo uomo di guerra come Andrea Doria, Ambrogio Spinola, Emanuele Filiberto, Alessandro Farnese ed altri parecchi vissuti in cotesto tempo, č poco nei particolari della sua vita conosciuto fra noi; e per avventura lo sarebbe anche meno senza la domestica tragedia onde va compianta dalle anime gentili e amorose la Vannina D'Ornano sua moglie. E nondimeno che uomo di antica e romana tempra fu egli mai, eroico della sua patria amatore, e quanto degno di essere studiato e rivelato come uno degli ultimi «tratti potenti della forte Italia allora morente alla vita politica!» Egli la nativa sua isola, dai Genovesi piuttosto oppressa che posseduta, immagina sottrarre al loro dominio e (qui fu l'errore) con l'ajuto di Francia rivendicarla a libertą. Ma, per la pace del 1555, troncatagli a mezzo l'impresa quando gią era a un passo della riuscita, non si accascia per questo nč smette il disegno magnanimo; ma, sfuggito per miracolo al patibolo de' Genovesi, pure disperato di trarre dalla Turchia, dove era ito a cercarne, soldati da formarne un nucleo di esercito che nell'arduo conato lo sovvenisse, indomato e indomabile, vi si caccia dentro con un pugno di venticinque eroi sbarcati insieme con lui. E tutta la Corsica risponde alla chiamata; e i suoi monti echeggiano il suono di titaniche battaglie; e gli oppressori sono incalzati, dispersi, schiacciati da ogni parte; e la vittoria sta per incoronare la bandiera della corsa independenza, quando da una palla di comprato traditore č colpito quel grande che l'avea cosģ gagliardamente sollevata.
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