Quindi, per lo appunto, nella mente dello scrittore e nella espressione di tutto il suo racconto, anche quando narra e flagella la colpa, spira un'aura d'insolita mitezza e di pietà, a ogni pagina, frase e parola: e n'è improntato anche il suo stile. Laonde gode il cuor de' lettori che misericordia vinca in parte giustizia e da una terribile catastrofe non cadano oppressi Fulvia e Lattanzio: ma sia la infelicità di entrambi, prima di morire, consolata dalla felicità di una loro figlia, figlia del peccato, immacolata e beata moglie di giovane degnissimo; la quale amano da lontano (e Lattanzio, per di più, in segreto) quasi timorosi contaminarla con l'alito loro, o chiamare sul capo di lei la maledizione onde soli si sentono meritevoli. Ed è questa angelica creatura che, consunta in vita di solitudine, di pentimento, di rassegnazione e di fede la madre, al padre superstite che la desidera, la invoca, la attende a giorno e momento fisso, preveduto, ricomparisce una volta, raggio del perdono di Dio; e il padre, estasiato rende con un bacio sulla sua bocca l'anima innamorata, presaga sicura della morte. È una benedizione cotesta! E la pregerai anche meglio se, in Guerrazzi, tu la confronti con la fine disperata di altri suoi percossi dal cielo.
XIV.
È qui finita questa mia non breve rassegna delle opere del Guerrazzi? Per dire il vero, non doveano essere, innanzi tratto, dimenticati alcuni suoi discorsi politici e non politici, perocchè nuovo genere di eloquenza e notevole sia quello in cui va famoso l'illustre livornese; il quale l'arte insegnata dai retori per coteste cose tenacemente non segue, ma domandando ad essa quanto essa può solamente dare, piuttosto si confida nella natura; chè «l'arte è necessaria davvero, ma natura senza arte può stare; arte senza natura è impossibile che arrivi al segno.
| |
Fulvia Lattanzio Lattanzio Dio Guerrazzi Guerrazzi
|