Ma soprattutto significante e decisivo è il silenzio di Filone intorno a Gesù Cristo.
Filone, che aveva già da 25 a 30 anni quando sarebbe nato Gesù Cristo, e che morì diversi anni dopo che sarebbe morto Gesù Cristo, nulla seppe mai e nulla mai disse di Gesù Cristo.
Eppure egli era dottissimo, s'occupò in modo speciale di religione e di filosofia, e non avrebbe certamente tralasciato di parlare di Gesù, suo compatriota d'origine, se Gesù fosse davvero comparso sulla faccia della terra ed avesse portato una sì grande rivoluzione nella storia dello spirito umano.
Ma una circostanza di gran rilievo rende ancora più eloquente il silenzio di Filone intorno a Gesù Cristo: la circostanza, cioè, che tutto l'insegnamento di Filone può dirsi cristiano, talché l'Havet non ha esitato a chiamare Filone un vero padre della Chiesa.
Filone, difatti, si preoccupò specialmente di accoppiare il giudaismo con l'ellenismo, togliendo all'Antico Testamento le parti men nobili mediante la distinzione del senso allegorico dal senso letterale, e innestando sull'albero della religione ebraica il misticismo dei neoplatonici alessandrini. Così egli riuscì ad una dottrina platonica del Verbo o Logos che ha molta affinità con quella del IV Vangelo, nel quale il Logos è precisamente Cristo.
Ora non è forse una vera rivelazione questa circostanza?
Filone che vive nel tempo assegnato a Cristo, che è già celebre prima che Cristo nasca e che muore diversi anni dopo di Cristo; Filone che compie verso il giudaismo la stessa, identica trasformazione o ellenizzazione, o platonizzazione che fu l'opera dei Vangeli, e specialmente del quarto; Filone che parla del Logos, o del Verbo al modo del quarto Vangelo; eppure che non nomina una volta sola Gesù Cristo, in nessuna delle sue numerosissime opere?
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