Mai falsificazione fu più evidente di questa, commessa a danno del grave storico romano. In quanto che essa risulta dallo stesso brano falsificato. Infatti, mentre Tacito dice che il volgo chiamava così i cristiani perché invisi per i loro misfatti, il falsificatore lo fa contraddirsi nelle linee immediatamente successive, in cui gli fa dire che il nome di cristiani era loro venuto da Cristo. Tale contraddizione, impossibile in uno scrittore della forza di Tacito, va risolta nel senso dell'interpolazione delle parole che si riferiscono a Cristo, perché l'etimologia data da Tacito al nome dei cristiani nella linea che precede immediatamente la seconda etimologia, è quella sola che corrisponde all'opinione tutt'altro che favorevole che Tacito aveva dei cristiani, quale scaturisce e viene mantenuta per tutto il brano in cui Tacito parla di loro(16).
Un'altra circostanza che sta a provare la interpolazione, ci è data da un altro passo di Tacito stesso opportunamente rilevato dal Ganeval(17), in cui l'eminente storico romano (Lib. II, § 85) dice che furono espulsi da Roma gli ebrei e gli egiziani, formanti una sola superstizione. Qui, evidentemente, Tacito non fa più venire dalla Giudea i cristiani, ma dall'Egitto, e distrugge la pretesa origine etimologica dei cristiani da Cristo, che gli è stata messa in bocca nel passo dianzi esaminato. Coloro che falsificarono il quale, dimenticarono dunque di falsificare anche il presente, nel quale Tacito ignora assolutamente Cristo e dice quello che noi dimostreremo a suo tempo: vale a dire che il cristianesimo non viene da Cristo, ma dalla fusione dell'ebraismo, dell'orientalismo e dell'ellenismo avvenuta in Egitto.
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