Comunque, anche se non si volesse ammettere la frode, la testimonianza di Tacito non proverebbe punto l'esistenza di Cristo, perché lo cita unicamente per dare l'etimologia del nome dei cristiani.
Ma non si può ammettere che Tacito stesso abbia scritto di Cristo nel modo onde lo si è fatto scrivere; perché, se Cristo fosse davvero esistito, ed egli ne avesse avuto conoscenza, avrebbe detto certamente molto di più sul di lui conto, da quello storico ch'egli era, e non si sarebbe limitato a parlare d'un uomo così straordinario soltanto in poche parole dette alla sfuggita e in citazioni incidentali(18).
Il passo di Svetonio è ancora più breve e più controverso.
«Roma - dice egli, parlando del regno di Claudio - espulse i giudei che, ad istigazione di Cresto, erano in continuo tumulto»(19). Passiamo pur sopra alla differenza tra Cresto e Cristo(20). Ma la vera difficoltà nasce circa la persona stessa cui allude Svetonio. Se egli era Gesù Cristo, come poteva venire scacciato da Roma, dove non era mai stato? E, fosse anche stato a Roma, come avrebbe potuto esserci ancora durante l'impero di Claudio mentre Tacito ci ha detto ch'egli era stato crocefisso durante il regno di Tiberio, il quale aveva preceduto il regno di Caligola, il quale, a sua volta, aveva preceduto il regno di Claudio?
Onde appare che le due testimonianze di Tacito e di Svetonio su Cristo si escludono e si eliminano a vicenda.
La testimonianza di Plinio il giovane è poi assolutamente estranea alla questione. In una sua lettera a Trajano gli accade di nominare Cristo(21); ma non già come una persona di cui voglia constatare l'esistenza storica, bensì come la Divinità che era fatta segno alla adorazione dei cristiani.
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