Poche pagine prima aveva già detto: «Non si vuole intenderlo, non si vuole crederlo; ma chiunque si è seriamente occupato di queste materie, e vuole essere sincero, sa, come noi sappiamo, che vi sono pochi grandi uomini della storia sui quali noi siamo tanto imperfettamente informati quanto su Gesù»(38).
Ernesto Havet, paragonando la certezza che si ha dell'esistenza di Socrate con l'incertezza in cui navighiamo sulla esistenza di Cristo, così si esprime: «Socrate è una persona reale, Gesù è un personaggio ideale. Noi conosciamo Socrate per mezzo di Senofonte e di Platone, che l'hanno conosciuto; essi scrivono intorno a lui in Atene, per gli Ateniesi, in mezzo ai quali egli aveva passato la sua vita, ed essi scrivono l'indomani della sua morte. Si vedrà per contro che coloro i quali ci hanno parlato di Gesù non lo conoscevano (poteva aggiungere, l'Havet, che neppure essi sono conosciuti...) e si rivolgevano ad uomini che lo conoscevano ancor meno; che essi hanno scritto a più di un mezzo secolo di distanza (questa, dell'Havet, è la versione ortodossa, ma niente ci garantisce che i Vangeli non siano di una data ancor più recente di quella fissata dalla tradizione), in paesi che non erano il suo, in una lingua che non era la sua. Essi non hanno scritto che una leggenda: Gesù è un personaggio istorico (?) che non ha storia... Gesù non ha biografia. Non ci si parla della sua figura; la sua età stessa non è indicata. Egli non era ammogliato, senza dubbio, essendo stato di quelli che si fanno eunuchi per il regno dei cieli; ma non ci si è nemmeno preso la pena di farcelo sapere in termini espliciti.
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