E trova più verosimile questa seconda ipotesi. E noi con lui.
Imperocché sappiamo che le sette nacquero col cristianesimo stesso; che ogni setta tentava di far prevalere il proprio modo di vedere; e che, pertanto, almeno a datare dal II secolo, le opere abbondano, e con esse le falsificazioni più audaci(50).
Ond'è legittimo il supporre che tutte quelle che andarono perdute rappresentassero opinioni contrarie a quelle che trionfarono dappoi al Concilio di Nicea (325) e che, divenute sovrane e dispotiche, fecero scomparire i documenti contrari. Quindi è legittimo il concludere che i documenti cristiani, quali prevalsero a Nicea, non hanno autorità che risalga oltre il quarto o al più oltre il terzo secolo.
Che se alla Chiesa non avesser recato nocumento, essa non avrebbe fatto distruggere i libri nei quali erano consegnate le controversie delle sette primitive, e che dovevano prestare il fianco ad una critica molto facile, se già Celso, nel secondo secolo, poteva vantarsi di avere confutato il cristianesimo servendosi soltanto dei libri del cristianesimo stesso.
Dunque, anonimia e mancanza di certezza sulle loro origini: questi sono i caratteri principali dei libri del Nuovo Testamento, che basterebbero da soli ad esautorarli.
Ma v'ha di più.
I Vangeli attuali non sono stati scelti dalla Chiesa con qualche criterio che rivelasse in essi maggiore autorità di quanta non ne possedessero i molteplici altri Vangeli allora pullulanti: essi furono scelti a caso, e furono 4, dice sant'Ireneo, perché 4 erano le regioni del mondo, e 4 i venti!
| |
Concilio Nicea Nicea Chiesa Celso Nuovo Testamento Vangeli Chiesa Vangeli Ireneo
|