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      Onde hanno abbandonato alla critica il quarto Vangelo, aggrappandosi ai primi tre per salvare almeno l'uomo.
      Questo tentativo non è soltanto una concessione, ed a torto fu trovato di cattivo gusto; perché desso è invece preordinato ad uno scopo ben più teologico di quanto appaia a tutta prima. In quanto che il protestantesimo liberale, e il razionalismo spiritualista hanno intuito a tempo il pericolo della critica naturalista: essi devono essersi detto che, caduti i miracoli, tolta la concezione divina di Cristo, la sarebbe stata finita per il cristianesimo stesso, perché i miracoli sono precisamente la sola prova di Cristo...
      Ecco come si spiega il tentativo di spogliare Cristo della divinità, ossia dei miracoli, per poterlo salvare come uomo. Salvare Cristo come uomo gli è come salvare il cristianesimo stesso, checché pensi e dica l'Hartmann. Poiché, ammesso che Cristo sia davvero esistito, il cristianesimo verrebbe necessariamente da lui. Ed egli sarebbe la prova del cristianesimo, come il cristianesimo sarebbe la prova di lui. L'uno salva l'altro. Ora, quale uomo potrebbe creare tutta una nuova civiltà, se non un uomo affatto straordinario?
      Il divino, cacciato dalla porta, entrerebbe così di nuovo per la finestra a circondare della sua aureola la bionda testa tradizionale del Nazareno.
      Ben l'ha compreso il Renan, il quale, nel suo sentimentalismo mistico e trascendentale, se ha forzato la mano alla Bibbia per darci una biografia fantastica di Gesù che è un vero romanzo, e se ha sbugiardato la teologia restituendo Cristo all'umanità, in fondo non ha fatto altro che prolungare la vita al cristianesimo.


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





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