Anziché le scomuniche e il vituperio dei credenti, egli meritava piuttosto di essere collocato fra i Padri della Chiesa. Il soprannaturale, il divino onde la Bibbia circonda Cristo col mezzo di miracoli che oggi minano e trarrebbero seco nella rovina anche il Cristo e conseguentemente il cristianesimo, Renan li ha restituiti a Cristo facendone un personaggio reale e storico di una grandezza sovrumana. Per Renan, Cristo non è più il Dio che scende in terra a farsi uomo, ma un uomo che dalla terra sale al cielo ad indiarsi. Ad ogni passo del suo romanzo cogli la metamorfosi dell'uomo in Dio, anzi, son sue parole, lo stesso «dito di Dio». Così Cristo rimane l'ideale dell'umanità: che importa se esso è un'emanazione diretta di Dio, al modo delle incarnazioni, o se esso è un inviato straordinario di Dio, un uomo così alto da toccare il cielo e da aprirne le porte all'umanità?
Dal momento che il Cristo Dio alla prima maniera, quella dei teologi, non potrebbe più reggere in quest'età positiva, Renan ha fatto di più e di meglio che tutti i teologi cristiani: egli ha tentato di salvare in Cristo l'uomo. Ma salvare l'uomo, un uomo siffatto, gli è salvare il cristianesimo, è impersonare l'adorazione dell'umanità per un uomo ideale, è mantenere in una parola il culto dell'umanità per Cristo, poiché egli è tanto grande da uscire dai suoi confini, non importa se questa grandezza discenda dal cielo in terra o dalla terra ascenda al cielo(54).
Il protestantesimo liberale, che s'è messo su questa via, non fa opera di demolizione, ma di conservazione religiosa.
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