Davanti a questo problema eterogeneo, che poneva da sciogliere umanamente premesse che umane non sono, essi sottoposero il loro cervello a vere torture, come il Miron, e compierono tours de force, come il Larroque, oppure divennero illogici, come il Salvador, lo Strauss e l'Havet, spiegando benissimo dal punto di vista della concezione simbolica e dogmatica una parte del problema, ma abbandonando l'altra parte a quel confusionismo indistinto e indeterminato che serve di penombra protettrice nella quale si nasconde ancora la persona umana del Cristo.
Non volendosi decidere a saltare il fosso, passando dalla teologia al naturalismo, caddero in controsensi degni della Bibbia stessa.
Per esempio, il Renan vede nelle profezie di Isaia un raggio degli sguardi di Gesù!(59) e sogna che Gesù stesso si credesse lo specchio, nel quale tutto lo spirito profetico d'Israele avesse letto l'avvenire!(60) Solo in un punto si accorge che nelle ultime parole di Gesù si sente l'intenzione di mostrare l'adempimento delle profezie(61).
Ma non è più nemmeno discutibile l'ipotesi che Cristo accomodasse la propria vita alle predizioni e si esaltasse al punto di realizzare il profetismo ebraico. Non solo vi osta il fatto, già notato da altri, che per ciò fare Cristo avrebbe dovuto vivere col libro dell'Antico Testamento sempre fra le mani, ma soprattutto la circostanza che l'adattamento alle profezie comincia prima della nascita e non finisce nemmeno con la sua morte. Ogni fenomeno di autosuggestione resta quindi completamente escluso.
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