La vita di Gesù e le avventure degli Apostoli vi si svolgono come uno scenario in cui tutto è segnato, previsto, indicato anticipatamente. Non è umanità che viva, pensi, soffra, s'agiti, si muova. Se Gesù ed i suoi fanno questa o quella cosa, compiono tale o tal altro atto, è perché bisognava che questa o quella profezia fossero adempiute»(64).
Ma gli è appunto per questo che bisogna scegliere definitivamente: o Cristo è esistito, ed allora era Dio; o non era Dio, ed allora non è esistito.
Perché il Cristo della Bibbia è l'unico Cristo che si conosca; e poiché nella Bibbia stessa egli non è che personaggio soprannaturale e simbolico, logica vuole che lo si accetti quale è nella Bibbia, come Dio, oppure che se ne rigetti assolutamente la pretesa realtà storica.
Di qui non si esce.
Quando si riconosce che Gesù era il Messia, e che egli non ha altro carattere, non si può umanizzarlo, per ritenerne l'umanità lasciandone volatilizzare la divinità: un Messia vaticinato e Dio Redentore non è, non può essere un uomo!
Ma non è lecito scindere la sua natura in divina ed umana e ridurre ai minimi termini la sua figura umana, per salvarla dall'esilio in cui oramai sono confinati gli Dei tutti, giusta la gran mente divinatrice di Epicuro: perché si fa sfregio e violenza ai testi, e non si riesce, per grande che sia il valore di chi vi si è cimentato, come lo Strauss!
E noi, serrando sempre più davvicino i Vangeli, vedremo tosto che niente di umano può salvarsi dal naufragio del Cristo.
Vedremo, cioè, che non soltanto non è possibile scrivere la biografia di Cristo, ma che Cristo non può avere una biografia, perché non ebbe una esistenza umana.
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