Ora vedremo che, anche quando i Vangeli non lo dicono esplicitamente, non v'ha niente in loro, e conseguentemente in Cristo, che non sia cavato dalle allegorie dell'Antico Testamento.
Già la denominazione di Vangelo è tolta dall'Antico Testamento e precisamente da una parola del profeta Isaia tradotta in lingua greca(65). Il suo significato di buona novella è esso medesimo simbolico, poiché allude alla realizzazione delle speranze di Israele.
Il numero dei libri del Nuovo Testamento, unito a quello dei libri dell'Antico, forma, dice seriamente il Cantù, senz'addarsi della conseguenza, il mistico numero di settantadue(66).
Gesù nasce da una vergine perché questo tratto è in Isaia (VII, 14) ed è preannunciato come Isacco, come Giuseppe, come Sansone. L'angelo Gabriele è già noto nell'Antico Testamento.
Gesù Cristo nasce in Betlemme, perché era stato predetto da Michea (V, 2), quella piccola città essendo stata la culla di Davide.
La genealogia, o meglio le genealogie date a Gesù sono completamente simboliche. Non ne rifaremo qui la dimostrazione, dopo Strauss, al quale rimandiamo il lettore che volesse cerziorarsene (op. cit., vol. 2, pag. 8 e seg.).
L'angelo che appare ai pastori in gran luce annunciando la nascita del Salvatore, è tolto da Isaia (IX, 2; VII, 14).
La divina Sapienza, il Verbo divino che s'incarna in Gesù, si trova nei proverbi e in Sirach: le stesse parole dei Vangeli sono tolte da questi libri dell'Antico Testamento (Strauss, op. cit., II, 53 e seg.).
La stella che guida i Re Magi venuti ad adorarlo corrisponde alla stella allegorica menzionata nei libri di Mosè (Num.
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