Ma se a queste contraddizioni perpetue si aggiunge una perpetua assurdità nel racconto di questi biografi, come se l'uno d'essi facesse vivere Tizio senza mangiare, l'altro senza morire, il terzo nell'aria, il quarto dell'acqua, allora avremo il diritto di dire che questi biografi sono non soltanto indegni di fede, ma o che canzonano o che scrivono un romanzo e non una biografia.
Ed infine se, oltracciò, anche i biografi e romanzieri sono persone sconosciute, se i loro libri mancano d'ogni autenticità, e se il loro eroe non è conosciuto altrimenti che col mezzo dei loro romanzi, noi avremo il diritto di dire che il Tizio di questi scrittori non è mai esistito.
Ora, questo è precisamente il caso della Bibbia e del suo Cristo. In parte fu già dimostrato, ed ora dimostreremo l'altra parte: vale a dire che le contraddizioni e le assurdità della Bibbia intorno a Cristo sono tante e tali e così essenziali da non potersi da senno accettare come veritiero il suo racconto, tanto più date le altre prove contrarie che già abbiamo addotte contro di esso.
Per cui la Bibbia, che è la sola fonte che parli di Cristo, in luogo di fornirci la prova della di lui esistenza, riesce essa pure una prova costante che egli non è mai esistito.
Imperocché, siccome la Bibbia si propone di provare, contrariamente ad ogni verosimiglianza e ad ogni notizia, che Cristo è esistito, e poiché essa in luogo di fornirci questa prova non fa che addurre nuovi elementi contro di essa, ne consegue non soltanto che la Bibbia non prova l'esistenza di Gesù Cristo, ma che la Bibbia è dessa stessa una prova di più contro la di lui esistenza.
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