Apollo! Chi è costui? - direbbe il don Abbondio di Alessandro Manzoni - poiché egli non figura nel novero degli apostoli.
Ce lo dirà la Bibbia stessa. Leggiamo, difatti, al capo XVIII degli Atti degli Apostoli:
«24. Or un certo Giudeo, il cui nome era Apollo, di nazione Alessandrino, uomo eloquente e potente nelle Scritture, arrivò in Efeso.
«25. Costui era ammaestrato nei principii della via del Signore; e, fervente di spirito, parlava, e insegnava diligentemente le cose del Signore, avendo sol conoscenza del battesimo di Giovanni.
«28. Perciocché con grande sforzo convinceva pubblicamente i Giudei dimostrando per le Scritture che Gesù è il Cristo».
Or non è perlomeno molto strano che un Giudeo parlasse per convertire gli altri al cristianesimo, mentre egli si conservava Giudeo?
Eppure l'Epistola I ai Corinti ci dirà che questo Apollo era uguagliato nientemeno che a Cristo!(170)
E veniamo a san Paolo. Questo apostolo, vicino alla fine della sua carriera, e dopo di aver esercitato il suo apostolato cristiano, comparendo davanti al re Agrippa, si dichiara Fariseo, e sostiene che la setta dei Farisei è la migliore di quelle della sua religione(171). Non solo. Ma san Paolo non parla di Cristo come di una personalità storica, ma come di una tesi di teologia(172). Per lui Gesù è un essere misterioso, senza padre, senza madre, senza genealogia, che si mostra fra gli uomini come l'incarnazione d'una divinità per compiere un grande sacrificio espiatorio. Ma come si è fatta questa incarnazione?
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