In Luca egli si esprime così: «Se alcuno viene a me, e non odia suo padre e sua madre, e la moglie e i figliuoli e i fratelli e le sorelle, anzi ancora la sua propria vita, non può essere mio discepolo»(177).
In Matteo, ad uno che gli aveva chiesto licenza di andare a seppellire il proprio padre, Gesù risponde: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i morti»(178).
In Luca si legge: «Or ancora un altro gli disse: Signore, io ti seguirò, ma permettimi prima d'accommiatarmi da quei di casa mia. Ma Gesù gli disse: Niuno il quale, messa la mano all'aratro, riguarda indietro, è atto al regno di Dio»(179).
In Matteo, Gesù consiglia i suoi discepoli a praticare la castrazione volontaria per rendersi degni del regno dei cieli(180). Se alcuno non odia la propria vita, non può salvarsi, dice Gesù in Luca(181). E in Giovanni: «Chi ama la sua vita la perderà, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà in vita eterna»(182). Gesù insegna anche a non lavorare; a non preoccuparsi del mangiare, del bere, del vestire; a non pensare al domani, ma ad imitare gli uccelli del cielo che non lavorano ed i gigli della campagna che non faticano e non filano(183). Egli dà la preferenza a Maria, che trascura le faccende domestiche per l'ascetismo, su Marta, che deve accudire da sola alle domestiche faccende(184).
Egli vuole che l'uomo viva nella più assoluta povertà, nell'indigenza più miserabile. «Niun di voi, egli dice, il quale non rinunci a tutto ciò ch'egli ha, può essere mio discepolo»(185). Onde egli predilige soltanto i poveri e i miserabili, come ognuno sa.
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