Perciò il tiranno di Madura fece rinchiudere Devanaguy in una torre di cui fece murare la porta per toglierle ogni possibilità di uscirne, collocando una forte guardia intorno alla prigione. Ma tutto fu vano; tante precauzioni non dovevano impedire che si verificasse la profezia di Poulastya: «E lo spirito divino di Vischnu traversò i muri per congiungersi alla sua diletta». Una sera mentre la Vergine pregava, una musica celeste venne all'improvviso a dilettare le sue orecchie, la prigione s'illuminò e Vischnu le comparve in tutto lo splendore della sua divina maestà. Devanaguy fu obombrata dallo spirito di Dio che voleva incarnarsi, ed ella concepì. Alla notte del parto di Devanaguy, e mentre il neonato mandava i primi vagiti, un vento violento fece una apertura nel muro della prigione e la Vergine col figlio fu condotta da un messo di Vischnu in un ovile appartenente a Nanda. Il neonato fu chiamato Cristna.
I pastori, avvertiti del deposito che loro era confidato, si prosternarono dinanzi al figlio della Vergine e l'adorarono.
Il tiranno di Madura, all'annuncio del parto e della fuga meravigliosa di Devanaguy, montò in furia, ed ordinò in tutti i suoi Stati il massacro dei ragazzi maschi nati durante la notte in cui Cristna era venuto al mondo.
Una truppa di soldati giunse all'ovile di Nanda, ma Cristna sfugge miracolosamente a quel pericolo.
Infiniti sono i racconti delle avventure dei primi anni di Cristna, che usciva sempre vittorioso dai pericoli suscitatigli contro da chi voleva farlo perire, uomini o demoni.
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