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      La differenza caratteristica che passa tra l'uno e l'altro di questi antropomorfismi non è per vero troppo sensibile, ma corre alla mente tosto che si consideri come nell'incarnazione indiana sia la divinità stessa, assoluta, che prende forme umane, senza alcun vincolo di inferiorità rispetto al Padre celeste; mentre l'incarnazione cristiana si distingue per una procedenza del figlio dal Padre. Ora, nei libri sacri persiani, il Dio Redentore si trasforma in creatura di Ormuzd, ma quasi eguale a Dio. Mitra è precisamente il mediatore fra Dio e gli uomini, come avvisa Plutarco(236).
      Di più, come avverte il Maury(237), in Mitra si compie l'unione dell'idea fisica, del passaggio dalle tenebre alla luce, coll'idea morale dell'unione dell'uomo con Dio.
      Mitra, chiamato anche Signore, nasce in una grotta da una vergine, come Cristo nasce in una stalla da un'altra vergine. Il giorno in cui nasce Mitra è quello in cui nascerà poi Cristo: il 25 dicembre, vale a dire al solstizio d'inverno.
      Quel giorno era la più gran festa della religione dei Magi, secondo Frèret ed Hyde.
      La madre di Mitra rimane vergine anche dopo il parto.
      Nella sfera dei magi e dei caldei il segno zodiacale della Vergine è rappresentato da una vergine che ha vicino un bambino ed un uomo che sembra essere il padre putativo del bambino.
      La nascita di Mitra è annunciata astrologicamente dalla stella che appare all'oriente e dai magi che apportano profumi, oro e mirra.
      Mitra, che nasce il 25 dicembre come Cristo, muore come lui all'equinozio di primavera.


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





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