Questa commemorazione della nascita di Agni era accompagnata da una cerimonia rituale. Il soma era il liquore sacro presso tutti i popoli ariani. Agni risiede in esso, benché invisibile. Esso è l'emblema di tutti gli alimenti liquidi, mentre gli alimenti solidi erano rappresentati dal pane, composto di farina e di burro, materie nutritive e combustibili in cui risiede Agni.
L'offerta del pane e del vino era presentata al fuoco sacro sull'altare.
Il fuoco li consumava e li innalzava in vapore verso il cielo per riunirli al corpo glorioso del padre celeste (il Sole). Agni diventa così il mediatore dell'offerta, il sacrificatore che offre se stesso come vittima. I preti ed i fedeli ricevevano ciascuno una particella dell'offerta (ostia) e la mangiavano come un alimento in cui fosse contenuto Agni.
Questa antica trinità, composta del Sole (Savistri), il padre celeste; del Fuoco (Agni), figlio ed incarnazione del Sole, e dello Spirito (Vayu ), il soffio dell'aria, è rimasto il dogma fondamentale delle religioni d'origine ariana(251). Lo scopo di questo mito era di conservare preziosamente, facendone l'oggetto di un culto, un procedimento verosimilmente già perduto altre volte. Queste cerimonie periodiche rammentavano il mezzo di ottenere il fuoco.
Naturalmente col tempo, e col cambiamento del significato del linguaggio, nel passare dal proprio al figurato e dal fisico al morale - osservazione sapiente di Volney, che servì di base al sistema mitologico del Max Muller - l'antica sorgente del mito andò spegnendosi o, meglio, trasformandosi.
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