«La sfera armillare dei Magi e dei Caldei segnava nei cieli un fanciullo posto fra le braccia della Vergine celeste, quella stessa a cui Eratostene dà il nome d'Iside, madre di Oro. A qual punto del cielo corispondeva questa vergine delle sfere e il figliuol suo alla mezzanotte del 25 dicembre, nell'istante stesso in cui si fa nascere il Dio dell'anno, il nuovo Sole, il Cristo, al lato orientale e al punto stesso in cui si levava il Sole del primo giorno?
«È un fatto indipendente da tutte le ipotesi e da tutte le conseguenze ch'io voglia dedurre, che il 25 dicembre, all'ora precisa di mezzanotte, nel secolo in cui comparve il cristianesimo, la costellazione celeste che si alzava sull'oriente, il cui ascendente presiedeva all'apertura della nuova rivoluzione solare, era la Vergine delle costellazioni. Ed è ancora un fatto che il dio Sole, nato al solstizio d'inverno, entra in cotesta costellazione e su di lei dardeggia i suoi fuochi, nell'epoca della nostra festa dell'Assunzione, la riunione della madre al suo divin figliuolo.
«Io non voglio esaminare qual motivo abbia fatto collocare queste feste in quei giorni: mi basti dire che da questi tre fatti, che nessun ragionamento vale a distruggere, un attento osservatore può dedurre molte conseguenze. Intanto è certo che la sola vergine, la quale allegoricamente possa divenir madre senza cessare di essere vergine, compie le tre grandi funzioni della Vergine madre di Gesù, sia nella nascita del figlio, sia nella propria, sia nella riunione con lui nei cieli».
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