Che tale fosse il significato dell'Agnello lo dimostrano i culti antichi che celebravano il Sole risuscitato sotto la figura della costellazione in cui entrava in quell'epoca(258). Un solo dubbio serio può sorgere in proposito: quello che l'Agnello sia stato derivato alla lettera dal dio indiano Agni (Fuoco). Noi lasciamo nel dubbio tale questione, poiché sia in un senso che nell'altro abbiamo sempre la prova che si tratta di un mito solare.
Origene scriveva che bisognava adorare gli astri a cagione della loro luce spirituale e non della luce sensibile.
Tertulliano cerca di salvare i cristiani dall'accusa che anch'essi adorino il Sole, dicendo che, malgrado le apparenze contrarie, e i segni esteriori di venerazione per il Sole, non è all'astro che s'indirizza il culto cristiano: «altri, con maggior ragione o verosimiglianza, credono che il nostro Dio è il Sole. Questa idea viene, apparentemente, da ciò che noi ci volgiamo verso l'oriente per pregare. Se noi dedichiamo alla gioia il giorno del Sole, gli è per una ragione estranea al culto di questo astro.»
Ma lo stesso Tertulliano riconosce che il dogma della risurrezione del Dio cristiano è identico a quello della religione persiana.
San Clemente Alessandrino scrive che il Verbo è venuto a nostra cognizione soltanto mediante il legno. (Evidentemente, allude al fuoco prodotto dal legno).
San Giovanni Crisostomo, nelle sue omelie, parlando della discesa di Cristo all'inferno, lo chiama il sole di giustizia che ci porta la luce.
Sinesio chiama Cristo il tipo sensibile del sole intellettuale.
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