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      Anche nella società colta, l'incredulità non era che apparente: la credenza nel soprannaturale era resa ancora più intensa dal fatto che la fede negli Dei falsi e bugiardi era venuta meno senza che la conoscenza delle leggi naturali l'avesse rimpiazzata, talché l'incredulità si risolveva nel bisogno di credenze ancora più stupefacenti, che colpissero l'immaginazione più di quei miracoli i quali facevano sorridere gli aúguri. In quel tempo la follia, lo scandalo della croce, non poteva non incontrar fortuna anche nel mondo greco-romano, ossia nella pur già tanto positiva civiltà occidentale.
     
     
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      Ci lusinghiamo, pertanto, di avere dimostrato agli spiriti spassionati che Gesù Cristo non è mai esistito, e forse di essere riusciti a far dubitare anche i credenti. Ma a questo punto ci si obietterà sicuramente che esiste nondimeno il cristianesimo, - fatto compiuto, innegabile e di capitale importanza, - il quale depone in favore della esistenza di colui che gli avrebbe dato l'essere ed il nome. Giacché è naturale si pensi non poter esistere effetto senza causa.
      Ma nella parte che segue dimostreremo ancora che il cristianesimo non fu creato da Cristo, bensì che preesisteva, nei suoi elementi costitutivi, all'epoca in cui determinate condizioni psicologiche, politiche, storiche e ambientali, li unirono in corpo più o meno organico dando vita, non al fatto nuovo «cristianesimo», ma alla nuova forma «cristianesimo». Anzi, la grandezza dell'effetto «cristianesimo», qualunque ne sia stato il valore intrinseco, concorrerà a dimostrare che Cristo non è esistito, perché una persona sola è causa troppo inferiore ad un effetto così grande.


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





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