Molte delle sue sentenze, oltre quella Charitas generis humani che è tanto citata, potrebbero venire accolte nei libri cristiani per l'edificazione religiosa. Ci basti ricordare l'importante lettera di sant'Agostino, nella quale questo Santo cristiano raccomanda la lettura di Cicerone per la sua morale pura e dichiara che nelle Chiese cristiane non s'insegna una morale diversa da quella.
Alla predilezione dei Vangeli pei fanciulli fa riscontro il virgiliano: maxima debetur puero reverentia.
Lucrezio insegna che il debole deve trovar grazia appo tutti. Orazio è pieno di sentimenti virili e delicati ad un tempo: la dignità umana, soprattutto, gli sta a cuore.
La morale di Valerio Massimo è già tutta cristiana: egli ha un libro sulla continenza, uno sulla povertà, uno sulla pazienza, uno sulla castità.
L'esaltazione della povertà ha preceduto il cristianesimo anche a Roma, della cui grandezza era stata cagione la saeva paupertas di Orazio. Opes irritamenta malorum pensava Ovidio; e Lucano cantava:
O vitæ tuta facultasPauperis, angustique lares, o munera nondum
Intellecta Deum!
Seneca ha una morale in tutto e per tutto cristiana. Egli raccomanda di essere superiori alle passioni, insensibili al dolore e al piacere, inaccessibili alla pena; consiglia l'indulgenza e la bontà verso gli schiavi e va fino a dire che tutti gli uomini sono uguali. Egli parla del cielo al modo dei cristiani, e dice che siamo tutti figli di uno stesso Padre. La patria di Seneca è quella dei cristiani: tutto il mondo(284). Vuole che gli uomini si amino e si aiutino fra di loro.
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