I canti e la musica nelle cerimonie religiose erano già in uso presso i Greci e i Romani. Dicasi lo stesso delle candele, delle lampade e delle torcie che si accendevano per onorare la luce, principio generatore del Sole e degli Astri.
Il culto delle immagini è antico quanto l'uomo. Si è preteso che il cristianesimo, sulla scorta del giudaismo, sia stato il primo ed il solo ad abolirlo: ma Plutarco ricorda che i Tebani non rappresentavano Dio con alcun dipinto, e anche Numa aveva ammonito i Romani a non farsi immagini materiali degli Dei. Comunque, il cristianesimo finì per adottare anch'esso il culto delle immagini; e, caso curioso, accadde sovente che le immagini degli Dei antichi furono spesso l'oggetto dell'adorazione dei cristiani, con un semplice cambiamento di nome, specialmente le Vergini-madri, gli Dei Redentori bambini, e gli Dei adorati poscia come santi.
Delle cerimonie religiose che accompagnano la nascita, giova ricordare quelle degli Indiani, che lavavano il fanciullo nell'acqua sacra, gli davano poscia il nome di un genio che diventava il suo protettore ed il suo angelo custode, e che, al fin di quattro mesi, lo offrivano al Sole, radendogli i capelli in forma di corona, per imitare il disco di quell'astro; quelle dei Persiani, appo i quali il mobed (sacerdote) battezzava il fanciullo spremendogli nella bocca, con un po' di cotone, il sugo dell'albero chiamato hom: cerimonie che sono passate al cristianesimo. Non va tuttavia dimenticato che presso gli Egiziani era dovere religioso di circoncidere il neonato, ciò che spiega l'identico uso esistente presso gli Ebrei, il popolo eletto.
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