E qui torna acconcio di osservare come siano vani tutti gli sforzi tentati per scoprire il momento preciso dell'origine storica del cristianesimo da parte delle menti positive, le quali, a giusta ragione, non possono adagiarsi al miracolo, ma che dimenticano che la nascita di una religione non è qualche cosa di palpabile, di concreto, di determinato o di determinabile, mediante mezzi diretti e sperimentali di osservazione, bensì unicamente il prodotto di un processo lento, e quasi impercettibile nelle sue fasi, di un lavorìo affatto interno e imponderabile e indefinibile e indeterminabile delle menti umane associate: sicché, quando essa diventa un fatto concreto e compiuto nella storia, non può dirsi al giusto quale ne sia la fonte, perché le sue origini si perdono nella notte dei tempi e soprattutto in quel mistero quasi impenetrabile - perché inavvertito quando si svolge e già svolto e inafferrabile quando viene avvertito - che è la figliazione delle idee, e soprattutto dei sentimenti che costituiscono la vera causa del formarsi di una nuova religione.
Ma se non saremo mai in grado di determinare con la precisione delle scienze positive il vero momento della storia in cui il cristianesimo ebbe origine, abbiamo però in nostro potere il mezzo di assegnargli le varie causali e di circoscriverne entro limiti ben determinati il processo di formazione, raggiungendo così il grado maggiore di probabilità e di approssimazione che in tale materia sia possibile di raggiungere. Questo mezzo è la psicologia sociologica, che ci pone in grado di valutare i fenomeni morali con lo studio delle condizioni ambientali.
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