Ond'è che, senza menomamente pretendere di descrivere a fondo quella che abbiamo intitolata la «formazione psicologica del cristianesimo», anche per le proporzioni del nostro lavoro, tuttavia daremo di questo fenomeno una ragione sufficientemente esplicativa anche dal punto di vista positivo ed evoluzionista.
È un luogo comune troppo radicato nella persuasione di tutti, perfino di molti positivisti, e che si spiega solo per la grande forza della tradizione, che il cristianesimo sia stato un progresso morale, dovuto alla necessità di porre un termine alla corruzione del paganesimo.
Ebbene: a costo di venire lapidati, noi insorgiamo contro questa credenza infondata, appunto perché infondata, e, in nome della verità, ed in omaggio alla giustizia, dovuta anche agli uomini che ebbero la disgrazia - o la fortuna! - di vivere prima del cristianesimo, diciamo che la causa psicologica dell'avvento del cristianesimo fu un principio di decadenza e non di progresso. E, conformemente al nostro metodo, passiamo tosto alla dimostrazione, lasciando parlare i fatti, non volendo che in un argomento di tanta importanza entri in linea di combattimento anche la rettorica.
Il cristianesimo, che fu l'incontro degli Ebrei e dei Greci in Egitto, ove avvenne la fusione dell'Oriente coll'Occidente - fusione compiutasi organicamente solo in Roma - ebbe da tutti questi popoli, comune esponente e denominatore al disopra delle loro diversità etniche, l'apporto di quel pianto delle cose di cui parlava appunto allora il poeta latino.
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