Basta scorrere le leggi contenute nel Codice Teodosiano sotto il titolo de paganis, sacrificiis et templis, per afferrare tutta la portata e la gravità di quell'odiosa persecuzione destinata a sradicare completamente il paganesimo. Un decreto imperiale cominciò con l'interdire i sacrifici pagani.
Nel 353 Costanzo e Costante promulgano questo decreto: «Decretiamo che, in ogni luogo ed in ogni città, siano chiusi i templi (s'intende quelli pagani), che nessuno vi possa entrare, e che sia negata agli empi la licenza di delinquere (vale a dire di adorare altri Dei). Vogliamo che tutti si astengano dal far sacrificio. Se taluno perpetrasse qualche cosa di simile sia ucciso con la spada vendicatrice. Decretiamo che le sostanze dell'ucciso siano attribuite al fisco, e vogliamo che siano puniti i governatori delle provincie che fossero negligenti nel reprimere i delitti».
Guidato dai preti, Costanzo fa uccidere ad Abide nella Tebaide tutti i pagani seguaci dell'antico culto(321). Imitatori del rigore di Costanzo sono pure Giovanni e Valentiniano I.
«Ovunque - scriveva Zosimo - è il pianto e la disperazione, le prigioni traboccano di persone cui non è salvaguardia alla cattività il vanto di molti meriti.»
Sotto l'impero di Valerio il solo nome di filosofo fu titolo di proscrizione. Libanio e Giamblico furono perciò accusati, e solo col veleno sfuggirono a peggior supplizio.
In questa guisa il terrore strappava simulate conversioni; ma, appena ritornata un po' di calma, il maggior numero dei convertiti tornava alle antiche credenze.
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