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      E posto che c'era stata la rivelazione, che un Dio si era fatto uomo ed era morto in croce per salvare l'umanità, alla quale aveva dato il modo di conquistare il regno dei cieli con la conoscenza e la pratica dei suoi comandamenti, diventava perfido e satanico chiunque non volesse profittare della buona novella per salvarsi, e meritorio il costringere i dissidenti a convertirsi, magari suppliziandoli e sterminandoli. Così la civiltà cristiana potrebbe definirsi quella in cui l'uomo, illuso sullo scopo della vita, riponeva ogni felicità nel torturare se stesso e nell'ammazzare il proprio simile a fin di bene.
      Gli è, dunque, che anche la morale riposa sulla scienza, e quindi che solo la ragione umana, autonoma e sperimentale, può scovrire le leggi del bene e i metodi per raggiungerlo.
      Gli è che anche nel campo morale - anzi, qui forse più che dappertutto altrove - occorre la conoscenza positiva delle leggi della natura umana, e in ogni modo l'uso della ragione naturale, non esaltata né fuorviata da qualsiasi trascendentalismo, per cercare e raggiungere la felicità.
      La morale, che è l'ultima delle discipline umane ad emanciparsi dalla religione, dovrà differenziarsi essa pure e costituirsi su terreno autonomo, diventando scienza sperimentale anch'essa.
      È una questione di metodo quella che darà, anche nella morale, la vittoria definitiva alla scienza sulla fede. Poiché la fede non ragiona, non esamina, non discute, non investiga, non scopre nulla: mentre la scienza fa precisamente l'opposto, e non impone nulla, nemmeno il bene, ma lo fa conoscere come lo splendor del vero, e lo fa amare, propagandolo con la persuasione.


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





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