Illuminando le intelligenze essa ingrandisce e nobilita anche i cuori: la sensibilità più squisita è quella che si sviluppa e si affina nella ricerca del vero(329).
Non solo adunque non è più necessaria l'illusione di un uomo-dio per condurre l'umanità al bene; non solo, anzi, è necessario abbandonare definitivamente questa illusione che fu causa di tanti guai; ma occorre di emancipare definitivamente la morale da ogni tutela teologica e da ogni infiltrazione mistica e soprannaturale per renderla veramente umana, per imbasarla sui bisogni reali della vita, per farne, insomma, una scienza positiva, sperimentale, razionale(330).
Con Cristo, necessariamente, dovrà scomparire anche il cristianesimo.
Coloro che confondono il cristianesimo col moralismo ci domanderanno, anche in buona fede: ma che avverrà allora dell'umanità senza la benefica illusione di un mito ritenuto l'ideale dell'uomo, come da tanti si reputa Cristo? Sembrando loro che con Cristo scomparir debba anche la morale umana. Ci basta rispondere con questa altra domanda: forse che la umanità ebbe bisogno di Cristo per tutto il tempo precristiano? Eppure, ci furono società colte e civili anche prima; ci furono costumi ed esempi di morale che il cristianesimo non ha certo sorpassati; ci furono Stati potenti, ricchi, prosperi; ci furono filosofi, poeti, artisti, scienziati, giuristi, che ancora oggi si tolgono a modello, mentre, se vi furono istituzioni cattive e costumi inumani, essi non furono aboliti dal cristianesimo, bensì dalla filosofia, e mentre dal canto suo il cristianesimo aggravò i mali che già la filosofia non avesse distrutti aggiungendone di nuovi, come, per citarne alcuni soli, la lotta dell'anima contro il corpo e le persecuzioni dei credenti contro i non credenti.
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