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      (59) Vita di Gesù, vol. I, c. IV, trad. it. di De Boni, Milano, Daelli, 1863.
      (60) Id., vol. I, c. XVI.
      (61) Id., vol. IV, c. XXV.
      (62) Il Salvador combatte l'opinione di quei filosofi che fanno di Cristo un riformatore religioso e sociale, dicendo che, perché questa opinione fosse fondata, occorrerebbe che la sua morte fosse una conseguenza involontaria e quasi accidentale dei suoi sforzi, mentre essa formava invece il suo principio e il suo scopo confessati, ed egli la ricercava con ardore in un interesse dogmatico e mistico. Il Salvador ha avuto, qui, un vero lampo di luce insolita, che avrebbe potuto rivelargli tutta la verità, se egli non ne avesse tosto persa la traccia, terminando nel luogo comune che la volontà di morire di Cristo proveniva da un ordine di convinzioni e di entusiasmo conformi alle idee della sua epoca ed all'interpretazione orientale dei libri sacri degli Ebrei. Abbiamo visto qui sopra contro quale scoglio vada a naufragare questo luogo comune. Rimane quindi la preziosa confessione del Salvador, che segue tosto, dopo il passo citato, in cui dice che se non fosse questa morte da lui voluta, di Cristo non rimarrebbe nulla, perché né i suoi dogmi, né la sua morale sono frutto della sua inspirazione (Jésus Christ, etc., II, lib. II, c. IX).
      (63) Mélanges d'histoire religieuse. La vie de Jésus, pp. 99 e seg. (in Vacherot, La Religion).
      (64) A. Dide, La fin des religions, p. 370, Paris, Flammarion, 1902.
      (65) Salvador, op. cit., lib. II.
      (66) C. Cantù, St. Un., Ep. VI, c. 33.


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





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