Ma è da osservarsi che di essi la storia ha tenuto conto e nota: mentre su Cristo la storia non dice niente, come abbiamo dimostrato nella Prima Parte di quest'opera.
(262) Nota alla seconda edizione. - Come va, ci venne domandato, che i primi scrittori che sorsero a combattere il cristianesimo, quali Celso, Porfirio, Marcione e Luciano, si limitarono a contraddire questo o quell'articolo della nuova religione, magari a volgerlo in ridicolo, ma non a provare od enunciare la non esistenza di Gesù? La risposta, anzi, le risposte sono facili. In quel tempo era universale la credenza nella incarnazione di Dio, specialmente in quella del Dio Redentore. Ond'è che non importava agli scrittori di quel tempo di provare che il nuovo Dio si fosse fatto uomo o meno, avesse esistito o meno su questa terra: a loro bastava di provare che il nuovo Dio non era che una copia degli Dei Redentori precedenti, una nuova rappresentazione del mito solare. E questa obbiezione fu fatta. Tanto che i primi Padri della Chiesa, e segnatamente Tertulliano, dovettero porre ogni cura nel negare che il nuovo Dio fosse ancora un Dio solare. Del resto chi sa se i primi avversari del cristianesimo non posero la questione da noi posta? Perché la Chiesa ha distrutto i loro libri? In ogni modo, secondo lo stesso Giustino martire, l'ebreo Trifone aveva già negata l'esistenza di Gesù. Dove lascia infine, il signor Taglialatela, le sette eretiche più antiche, negatrici dell'esistenza di Cristo? (v. Parte I, capo III).
(263) Abbiamo già visto (Parte I, capo IV), che il nome di Gesù Cristo vuol dire letteralmente: Salvatore Unto, e tutt'insieme «Colui che fu unto Salvatore». Tuttavia esiste un'altra spiegazione di questo nome, ed essa corrisponde meglio all'origine eliosistica di Cristo.
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