(267) Ediz. Teubneriana, Lipsia, 1893, p. 229.
(268) Istorie, IV, 81.
(269) LXVI, 8.
(270) Parte II, capo VII. Richiamiamo qui quel capitolo, cui giova aver presente, perché esso costituisce l'integrazione di questo, in quella parte in cui dimostriamo l'inferiorità della morale cristiana rispettivamente alle altre, in molte delle sue massime buone. Se questo è a dirsi per la sua parte buona, a fortiori dovrà ammettersi per la sua parte che, nel citato capo, fu dimostrata evidentemente cattiva.
(271) È noto che la China aveva una civiltà già molto avanzata prima del cristianesimo e quando gran parte dell'Europa era ancora barbara. Essa conobbe la bussola, la stampa, la polvere ed altre cose importanti molto tempo prima che queste fossero note agli europei. È pur noto l'amore dei chinesi per l'istruzione e per il sapere: «l'appartenere - dice il Clodd nel suo aureo libretto sulle Credenze religiose dell'umanità - anche al ceto più basso della società, non è d'ostacolo al chinese per giungere ad una delle prime cariche dello Stato, perché queste vengono conferite non dalla nascita, ma al merito, cioè agli individui, i quali prendono i migliori esami pubblici: l'istruzione è la sola via per arrivare in alto».
Quanto alla morale la China ha preceduto e anche superato l'Europa, perché essa non si è accontentata di predicarla nei libri dei filosofi, ma l'ha posta in azione. Si pensi, per esempio, all'ideale della pace, che in Europa è un sogno deriso, mentre in China è la cosa più ovvia.
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