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      Impose al genere umano, come verità assoluta, ciò che non era se non il prodotto mutabile e passeggero di un momento della evoluzione intellettuale: pose in ceppi il pensiero e lo condannò a vivere, per secoli e secoli, nel falso. All'antica civiltà decaduta e poi soffocata, del tutto, dalle invasioni, era successa e s'era distesa nel mondo la più fitta barbarie; il cristianesimo volle e seppe immobilizzarvi, per molti secoli, l'umanità» (G. Negri, La crisi religiosa, p. 64, Milano, Dumolard, 1878).
      (287) Veggansi in proposito specialmente: Salvador, op. cit.; Havet, op. cit.; e M. Nicolas, Des doctrines religieuses des Juifs pendant les deux siècles antérieurs à l'ère chrétienne.
      (288) Deut. VI, 4.
      (289) LXIII, 15.
      (290) XVIII, 23; XXXIII, 11.
      (291) II, 4.
      (292) Giova però ricordare che, già prima di Platone, Eraclito aveva parlato del Verbo al modo istesso dei primi cinque versetti del quarto Evangelo.
      (293) Per essere completamente giusti anche verso il cristianesimo, rammenteremo che i germi dell'intolleranza, oltre che dalla teocrazia ebraica, gli vennero anche dalle scuole mistiche e spiritualistiche della Grecia. In Platone, per esempio, troviamo rammentato già il verso orfico: «Molti portano il tirso, ma pochi sono inspirati dallo Iddio», il quale, arrivando al cristianesimo, diventò il «Molti sono i chiamati, pochi gli eletti» di Matteo (XX, 16).
      (294) L'Havet, nell'opera citata, dimostra che il cristianesimo c'era già tutto, almeno in germe, nell'ellenismo. Egli nota però che vi mancava la esaltazione degli umili e degli infedeli.


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Gesù Cristo non è mai esistito
di Emilio Bossi (Milesbo)
pagine 292

   





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