È a questa fase che corrisponde il rito vedico, adottato dal cristianesimo primitivo. Ma il cristianesimo andò più innanzi e divenne, a partire dal settimo secolo, ancor più assurdo ed antiquato delle religioni donde era uscito, col dichiarare che il pane e il vino dell'eucaristia sono realmente il corpo e il sangue di Cristo. Cicerone l'aveva profetato allorché, indignato delle antiche superstizioni, uscì a dire: «Gli uomini hanno esaurito tutte le pazzie, non resta loro che un passo da fare, ed è di mangiare il Dio che adorano». (De divinatione, II).
(304) Stefanoni, Storia critica della superstizione, vol. I, cap. XVI.
(305) Gaetano Negri, La Crisi Religiosa, p. 37-38. Milano, Dumolard, 1878.
(306) Emilio Zola, col suo solito occhio di aquila, ha ben penetrato l'intima essenza del cristianesimo quando ha scritto: «C'est du noir pessimisme de la Bible qu'il faut enfin délivrer le monde, épouvanté, écrasé depuis deux mille ans, ne vivant que pour la mort, et rien n'est plus caduc ni plus mortellement dangereux que le vieil Evangile sémite appliqué encore comme le seul code moral et social».
(307) Per Orazio veggansi le citazioni in Paolo Orano: Il Problema del Cristianesimo.
(308) Citato da Benoit Malon, nel libro Questioni ardenti, recentemente pubblicato in italiano da Enrico Bignami, suo degno amico e fratello di fede.
(309) Dell'Astinenza, IV, 16. In Maury, op. cit., p. 179.
(310) Se si accetta l'opinione del Ganeval, il nome di Cristo sarebbe stato una derivazione o una trasformazione di Serapide, il Dio Redentore egiziano adorato dai cristiani primitivi, si spiega come il cristianesimo abbia potuto esistere anche di nome oltre che di fatto, molto tempo prima che fosse inventato Gesù.
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