§ III. — Delle danze o dei balli.
Danze e balli sono vocaboli sinonimi, che esprimono certi modi di divertimento o di ricreazione, noti a tutti. Ci sono tre generi di danze: 1° fra persone dello stesso sesso, fra maschi, o fra femmine, senza atti, gesti o parole impudiche; questo genere di danze è, non v'ha dubbio alcuno, lecito; 2° fra persone dello stesso sesso o di sesso diverso, con modi non onesti o con pravi intendimenti; e ciò è, senza dubbio, da doversi biasimare da tutti; 3° fra maschi e femmine, con modi onesti e senza pravi intendimenti; ed è su quest'ultimo genere di danze che gli Autori non s'accordano punto.
«Gli scrittori di teologia morale — Dice Benedetto XIV, Ist. 75 — con unanime giudizio affermano che non commettono peccato alcuno coloro che si danno alla danza.... Ma i S. Padri invece proclamano che le danze nuocono perchè invitano al peccato.»
Cionompertanto i teologi moralisti e i S. Padri con ciò non si contraddicono, per la ragione che i primi parlano delle danze guardate solo in sè medesime, e gli altri avvertono, principalmente che esse ponno indurre in pericolo. Così P. Segneri e S. Liguori, l. 3, n. 429, nei loro commenti a Benedetto XIV, ecc.
Ecco dunque sul tappeto due opinioni controverse, cioè:
1. I balli non sono, per sè stessi, illeciti.
2. I modi consueti di ballare sono pieni di pericoli.
Ciò premesso, è cosa di grave momento lo stabilire in pratica delle regole di condotta per dirigere le anime.
1. È peccato mortale assistere a danze gravemente disoneste, sia per le nudità che vi appaiono, sia pel modo di danzare, o per le parole, pei canti, pei gesti che vi si fanno: per ciò, il ballo tedesco chiamato walser non può mai essere permesso, né generalmente i balli con maschere o con abiti che lasciano nude le parti disoneste del corpo.
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