1. Un disordinato amore di sè stesso, in forza del quale il libidinoso ripone il suo ultimo scopo nelle voluttà della carne, e tutti i suoi pensieri dirige a conseguirle;
2. L'odio a Dio, il quale proibisce i peccati contro la castità e li punisce con gravissime pene;
3. L'affezione al mondo, ove sono quelle voluttà che il lussurioso si propone come scopo della vita;
5. Orrore alla vita futura, ove sa che egli non potrà godere piaceri lascivi, ma dovrà subire invece acerbissimi dolori. Quest'orrore lo fa disperare della felicità eterna imperocchè gli sembra impossibile ch'ei possa rinunciare mai alle terrene voluttà. Quelli che giungono a questa disperazione si abbandonano poi ad ogni genere di lussuria. Per ciò S. Paolo agli Ef. 4, 19: «I disperati si sono dati in balía alla impudicizia e ad impurità di ogni fatta,» e Davide Sal. 9, 26: « Ai loro occhi, Dio non esiste piú: tutte le loro vie sono, in ogni tempo, insozzate.» E' come s'egli dicesse, scrive Syilvius t. 3, p. 821: «Rigettato ogni timore ed ogni rispetto a Dio, conducono una vita impurissima.»
Oltre queste conseguenze morali, altre ve n'hanno corporali, che già indicammo, senza contare le orribili malattie veneree (così chiamate da Venere), le quali tengono sempre dietro all'abuso dei piaceri di lussuria.
§ III. — Dei rimedii ai peccati di lussuria.
Innanzi tutto è necessario levar via le cause già enunciate, di cotesti peccati.
Di più, devonsi specialmente prescrivere i seguenti rimedii.
1. La preghiera frequente e fervorosa.
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