Volta ha stampato ancora ultimamente che il problema della costituzione della materia è prematuro. Quœ cum ita sint, quando il fisico asserisce che gli spiriti, se ci sono, sono materiali, cioè fatti di una cosa ch'egli non sa cosa sia, vuol dir soltanto che egli è monista; che non ammette che al mondo ci siano le due sostanze di Cartesio; che per lui, come per Goethe, lo spirito e la materia sono inseparabili; come per Bruno lo erano Dio e la natura. Insomma al fisico basta che gli spiriti siano materiali; a noi basta che egli ammetta degli esseri invisibili: e siccome la sua materia è precisamente invisibile, lo spiritismo non può avere maille à partir colla fisica.
Quella, con cui è più difficile che lo spiritismo possa vivere in pace, è la biologia, la scienza della vita. Essa vi contrasta con due dei suoi principii fondamentali: il principio di unità (che potremmo formulare così: tutti gli esseri sono eguali davanti alle leggi di natura) e il principio di continuità (la natura non fa salti da una creatura all'altra).
Parliamo del primo. Il più forte argomento che abbia la psicologia in favore dell'esistenza dell'anima, è quello della necessità di qualche cosa di semplice (e perciò di immortale) che mantenga l'unità dell'organismo, che spieghi l'unità di coscienza. Io, appunto perchè ho paura di morire, non dovrei essere il mio corpo, il complesso degli atomi di cui è composto il mio corpo; la mia paura non dovrebbe essere la coscienza della somma delle loro paure; che ne importa della mia morte agli atomi d'ossigeno e d'idrogeno che sono immortali? che importa loro che io mi conservi, se essi non possono dimorare nel mio corpo che per breve tempo, e la materia dalla quale è costituito il mio corpo non è più quella di poco tempo fa?
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