Ma, come si vede, quest'ipotesi della morale non è fondata per ora che su un'ipotesi della filosofia. Per cui può dare delle speranze, può indurci con Pascal a scommettere piuttosto per il si che per il no, ma non può darci scienza.
Nulla dico della credenza generale dell'umanità in una altra vita, che forma il fondo comune di tutte le religioni; perchè, sebbene possa essere un presentimento del futuro, una reminiscenza dell'al di là donde siamo venuti, potrebbe anche essere un effetto della paura di morire, una furberia involontaria per farci coraggio, come il fanciullo al buio che canta per farsi credere che non è solo; una trappola della coscienza, come direbbe il professor Ellero.
Insomma, che qualche cosa sopravviva al cadavere, non si può dimostrare a priori, ma non si può dimostrare a priori che è impossibile. Ragioni convincenti a priori non ne abbiamo nè prò nè contro. Se ci paiono convincenti, egli è che ai fattori logici si aggiungono e con loro si confondono dei fattori psicologici, cioè abitudini e sentimenti; ma abitudini e sentimenti non sono ragioni; dobbiamo cercarli in noi stessi per farne lealmente la sottrazione, la deduzione, dai nostri motivi di credere o di negare.
Quelli che sono stati educati in seminario hanno preso generalmente una tal abitudine di pensare credendo e pregando, che non li converte più nemmeno Voltaire. Viceversa la Chiesa ha commesso tanti delitti, e stupidi e crudeli, contro la libertà e la scienza, cioè contro la civiltà, che i giovani delle nostre Università si credono obbligati, per essere liberali e scienziati, non solo di non credere nella Chiesa, ma di credere tutto il contrario.
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