IX, 19. Cir. de nat. Deor, I, 120), annunciando il futuro. L'evocazione dei morti vi era poi antichissima; già Ulisse li evoca nell'Odissea (XI, 23.50); poi i psuchagogoì li evocavano nei templi. I sacerdoti e filosofi alessandrini evocavano spiriti di ogni specie, (teurgia, goezia e negromanzia); il Wallace cita un passo di Iamblico che sembra la descrizione di una seduta col medio Home. Quanto ai Latini, che alle apparizioni credesse il volgo, lo prova la Mostellaria di Plauto; tra gli scrittori ne parla Plinio. Le evocazioni (nekuomanteta) di immagini parlanti dal profondo Acheronte si praticavano e in repubblica e sotto l'impero, e lo sanno Cicerone (Tusc. I, 37) e Orazio (Sat. I, 8, 24, ss.); e le descrive Lucano (Pharsal VI, 452, ss,). Scendiamo al medio evo e al Cristianesimo; chi mi sa dire quante sono le anime del Purgatorio venute a tormentare i mortali? E alle apparizioni dei morti hanno creduto molte persone colte anche nell'evo moderno, prima ancora di Swedenborg e dello spiritismo; il Kiesewetter ci dà una ricca bibliografia di coloro che ne hanno scritto nel sei e nel settecento. Il Cardano e Benvenuto Cellini avevano facoltà medianische: quello dice di aver parlato cogli spiriti elementali, questo racconta di aver evocato spiriti maligni (nel libro II dell'Autobiografia). E il popolo ci crede ancora, specialmente nelle campagne, e specialmente le donne. E lo sciamanismo, cioè la religione dei Mongoli, e in genere dell'Asia settentrionale, non è altro che magia spiritica.
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